Chi è l’ematologo?
L’ematologo è un medico che ha conseguito la specializzazione in Ematologia.
La parola ematologia deriva dal greco “αίμα” (aima) che significa appunto “sangue” e da “logos” che vuol dire discorso, quindi letteralmente “discorso sul sangue”.
Nell’immaginario collettivo quindi l’ematologo è il medico che si occupa delle malattie del sangue.
Tale definizione però non è del tutto corretta, anzi si può dire che è quasi generica e fuorviante. In realtà molte specializzazioni mediche si occupano del sangue, basti pensare che molti specialisti richiedono delle analisi e le valutano successivamente.
L’ematologo è il medico che si occupa delle malattie del sangue?
Il sangue è costituito da due parti una corpuscolata costituita dalle cellule del sangue, che sono i globuli rossi i globuli bianchi e le piastrine. L’altra “liquida” detta plasma dove vengono trasportate disciolta le sostanze nutritive ai vari distretti dell’organismo. Le cellule del sangue però nascono e sono prodotte da un sistema ben più complesso di organi che è definito “sistema emato-linfo-poietico”.
Di questo sistema fanno parte il midollo osseo, la milza, il fegato ed i linfonodi. Molto spesso le malattie di questo articolato sistema si ripercuotono sul sangue, e spesso si parte dal sangue per cercare una malattia ematologica. Possiamo dire quindi che l’ematologo è il medico che si occupa delle malattie del “sistema emolinfopoietico”.
Quindi l’ematologo è il medico che si occupa delle malattie che coinvolgono il midollo osseo, i linfonodi, la milza, e le cellule del sangue. Queste ultime sono i globuli bianchi i globuli rossi e le piastrine. Ho tenuto fuori da questo elenco il fegato perché pur essendo un organo emopoietico tale caratteristica viene praticamente persa alla nascita. E’ quindi è di scarso interesse, dal punto di vista dell’emopoiesi, durante la vita dell’individuo.
Di cosa si occupa l’ematologo, quali malattie cura l’ematologo?
L’ematologo si occupa di due settori dell’ematologia, questi sono definiti come ematologia oncologica (o onco-ematologia) ed ematologia non oncologica (talvolta anche chiamata erroneamente ematologia benigna).
La prima si occupa ovviamente delle neoplasie (o tumori) del sistema emolinfopoietico. Fanno parte di questo gruppo di malattie ad esempio le leucemie, i linfomi e i mielomi, ma anche le neoplasie mieloproliferative croniche.
L’ematologia non oncologica si occupa di tutti gli aspetti del sangue non correlati a malattie tumorali. Tra questi ad esempio troviamo le piastrinopenie immuni, i disordini della coagulazione ma anche le emoglobinopatie congenite (come talassemia, drepanocitosi, sferocitosi ecc.).
Come si svolge una visita dall’ematologo?
Una visita ematologica non deve spaventare nessuno, è assolutamente indolore e soprattutto non è necessario recarvisi a digiuno. Una buona notizia quindi, si può mangiare prima della visita. L’ematologo parte sempre dall’intervista anamnestica, raccogliendo la storia clinica del paziente questa parte della visita è fondamentale.
Molto spesso ho dovuto spiegare a chi mi chiedeva consulti a distanza ed in poche righe, magari via internet, che non è possibile dare nessun giudizio clinico definitivo se non si visita il paziente e soprattutto se non si fa una buona anamnesi. Dopo questa fase iniziale l’ematologo solitamente passa alla visione degli esami di laboratorio (esami del sangue) e se necessario anche degli esami strumentali che il paziente ha effettuato, come ad esempio radiografie, ecografie, TAC, PET o altro. A questo punto l’ematologo effettua la visita clinica e cioè la palpazione delle stazioni linfonodali superficiali (collo, ascelle, inguine), poi esame obiettivo dell’addome. La visita può variare, quella appena descritta può essere definita come il “minimo sindacale”, può anche riguardare altri organi come ad esempio torace, cuore, o nei disturbi della coagulazione si può fare spogliare completamente il paziente per obiettivare eventuali ecchimosi o ematomi.
Successivamente se lo ritiene opportuno l’ematologo può prescrivere ulteriori accertamenti.
Quando bisogna consultare un ematologo?
Alterazioni dell’emocromo
Questa risposta molto brevemente si potrebbe sintetizzare così: ogni volta che te lo consiglia il tuo medico di medicina generale.
L’ematologo viene spesso coinvolto quando si riscontrano alterazioni nei valori dell’emocromo, e quindi nella conta delle cellule ematiche. In questi casi possiamo trovare o valori eccessivamente elevati o valori più bassi del normale. Quando il valore è aumentato si usa un suffiso che indica tale condizione ed è “–citosi”, abbiamo dunque leucocitosi, eritrocitosi, piastrinosi (rispettivamente aumento del numero dei globuli bianchi, rossi e piatrine). Oppure si usa il suffisso –filia per il sottogruppo interessato dei globuli bianchi neutrofilia, eosinofilia, basofilia (aumento rispettivamente dei granulociti neutrofili, eosinofili, basofili).
Al contrario quando i valori sono più bassi nel normale si usa il suffisso –penia (che appunto vuol dire mancanza, povertà) ed allora abbiamo la leucopenia, piastrinopenia, neutropenia. Per quanto riguarda la riduzione dei globuli rossi invece si parla di anemia che rappresenta appunto la riduzione della massa eritrocitaria circolante.
L’emocromo è un esame specifico?
Tutte le condizioni qui sopra riportate sono spesso portate all’attenzione dell’ematologo, ma non vuol dire necessariamente che il riscontro di una di queste condizioni sia necessariamente la spia di una malattia ematologica!
Ricordiamoci che l’emocromo è un esame che raramente è specifico. Spesso invece una variazione dei valori all’emocromo può essere il segnale di una moltitudine enorme di condizioni patologiche o talvolta para-fisiologiche, a volte transitorie e non definitive. Quindi è sbagliato andare subito in allarme alla prima e minima variazione dell’emocromo. E’ bene invece che sia sempre un medico a valutare gli esami del sangue. Non basta vedere se i valori rientrano nel range di normalità riportato a margine, se fosse così semplice non ci sarebbe bisogno dei medici.
Ingrossamento dei linfonodi o della milza
Come detto i linfonodi e la milza fanno parte di un sistema unico insieme al midollo osseo, che poi è l’organo che produce le cellule del sangue. Quando si hanno degli ingrossamenti dei linfonodi non spiegati da processi infiammatori o infettivi in corso e quindi apparentemente ingiustificati è bene fare una visita da un ematologo. Lo stesso quando si riscontrano valori di milza aumentati rispetto al normale. La milza non ha una dimensione in centimetri standard per tutti, dipende dalla costituzione e dalla conformazione fisica, ognuno ha la sua milza, diciamo che normalmente si aggira intorno ai 12 cm.
Alterazioni della coagulazione o dell’emostasi
Le alterazioni patologiche che appartengono a questo sottogruppo si trovano ai poli opposti. Da una parte abbiamo le alterazioni “trombofiliche”, cioè che espongono una persona ad un rischio aumentato di sviluppare una trombosi. Dall’altra abbiamo le alterazioni dell’emostasi, e cioè quel processo fisiologico che protegge dalla perdita di sangue ad esempio dopo un taglio o un trauma portando alla formazione del cosiddetto tappo emostatico.
Quindi quando dei pazienti sviluppano delle trombosi atipiche, o senza nessuno stimolo apparente, oppure quando si hanno alterazioni dell’emostasi, e cioè sanguinamenti spontanei o comparsa di ematomi senza nessun trauma anche in questi casi è bene andare da un ematologo.
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